Musei in 5 opere:
Szépművészeti Múzeum Budapest

by Cristian Camanzi

Nuovo appuntamento per la rubrica con la quale vi portiamo alla scoperta dei musei nel mondo. Un po’ quello che vi aspetta scaricando la nostra app QuickMuseum, che trovate disponibile gratis sia per dispositivi Apple che per Android. Grazie alle sue mappe, alle audioguide, ai giochi e ai percorsi personalizzati potrete esplorare le splendide collezioni dei più importanti musei d’Europa, ma non solo. Abbiamo aggiunto anche alcune realtà museali più piccole, ma che riguardano la nostra regione, l’Emilia Romagna.

Oggi siamo in Ungheria, più precisamente a Budapest, all’interno della Szépművészeti Múzeum. Le collezioni del museo includono opere dell’antichità, sculture, disegni e stampe, ma è conosciuto soprattutto per la ricchissima raccolta di quadri di antichi maestri, in particolare delle scuole olandese, italiana e spagnola. Dipinti ungheresi sono esposti invece soprattutto presso la Galleria Nazionale Ungherese, Magyar Nemzeti Galeria.

Ecco 5 cose da non perdere, se visitate il Szépművészeti Múzeum Budapest:

Bruegel il Vecchio, Predica di san Giovanni Battista, 1566

Pieter Bruegel il Vecchio fu la figura più importante della pittura fiamminga del XVI secolo, capostipite di una dinastia di pittori. La sua pittura realistica dei contadini, sia nelle opere profane che in quelle religiose, gli valse il soprannome di “Bruegel contadino”. Diverse copie di questo quadro, sia contemporanee che risalenti al XVII e XVIII secolo, sono giunte fino a noi. Le numerose copie e varianti di questo dipinto con il tema del Santo Battesimo si spiegano anche con la diffusione del movimento anabattista in quegli anni di turbolenze e lotte religiose. La data del dipinto coincide con un periodo di iconoclastia nei Paesi Bassi. In questo quadro, il San Giovanni Battista predicatore si perde praticamente nella folla colorata di contadini, storpi, zingari, bambini dispettosi che si arrampicano sugli alberi dipinti con sorprendente realismo. Persino il fiume sullo sfondo e la chiesa lontana hanno un ruolo più importante dell’impersonale figura del santo.

Correggio, Madonna del Latte e un angelo, 1524 circa

Questo dipinto fu straordinariamente popolare per diversi secoli e ne sono sopravvissute molte versioni, incisioni e copie. Tuttavia, la qualità del quadro di Budapest, in particolare la tenera modellazione e la bellezza espressiva dei volti e delle mani, ha indotto gli studiosi a ritenere che si tratti del dipinto originale tanto apprezzato nella Roma del XVII secolo e riprodotto in un’incisione contemporanea.

Artemisia Gentileschi, Giaele e Sisara, 1620

Sisara era un crudele capo cananeo che dominò gli israeliti per vent’anni. Barak sconfisse i suoi novecento aurighi con un attacco a sorpresa degli Israeliti. Sisara fuggì e si rifugiò nella tenda di Giaele, moglie di Heber il Kenita. Ella offrì al terrorizzato cananeo un rifugio. Quando si addormentò, lei gli conficcò nel cervello un picchetto della tenda. L’atto soddisfaceva la predizione di Debora, profetessa e leader israelita, che aveva previsto che una donna avrebbe ucciso Sisara. Questo celebre episodio dell’Antico Testamento fu dipinto dall’artista al termine del suo soggiorno fiorentino durato otto anni. La scena non è ambientata nella tenda di Giaele, ma in un interno di palazzo con una grande colonna. La composizione drammatica mostra solo i due attori principali con il pilastro che reca la dichiarazione di paternità di Artemisia.

Giorgione, Ritratto di giovane, 1500 circa

Questo bellissimo dipinto è uno dei quadri più problematici della storia dell’arte e un costante oggetto di dibattito. L’identità del pittore è ancora in discussione e, mentre la maggior parte degli esperti attribuisca l’opera a Giorgione, ci sono alcuni studiosi che ritengono che sia stato dipinto da Giovanni Cariani o da qualche altro pittore veneziano attivo intorno al 1510. Ogni decisione è resa più difficile dal fatto che il dipinto è giunto a noi in pessime condizioni: l’apertura della finestra a sinistra e il paesaggio sullo sfondo, ad esempio, sono così sbiaditi da essere poco visibili a occhio nudo. Le radiografie rivelano alterazioni sia agli occhi che alle mani, eseguite durante la realizzazione del quadro, simili a modifiche presenti in altri dipinti di Giorgione. Certamente diverse caratteristiche avvalorano la convinzione che il Ritratto d’uomo sia stato dipinto da Giorgione stesso, forse non molto tempo prima della sua morte nel 1510.

Gli emblemi sul parapetto – il cappellino con la V, la triplice testa femminile, la piccola tavoletta e l’iscrizione – sono stati variamente interpretati. Una spiegazione, la più frequente e forse la più accettabile, è che questo quadro sia un ritratto del poeta Antonio Broccardo.

Raffaello, Ritratto di giovane (o di Pietro Bembo), 1504 circa

Il ritratto di Pietro Bembo, uno dei primi ritratti di Raffaello, rappresenta la sua arte agli inizi del Cinquecento, il periodo di transizione tra le prime opere di stile umbro e quelle del periodo fiorentino. Il giovane in abito e berretto rosso è ritratto su uno sfondo paesaggistico che raffigura la dolce campagna collinare dell’Umbria. I capelli, raccolti in lunghe ciocche come era di moda all’epoca, incorniciano un volto gentile; entrambe le mani sono appoggiate al parapetto e nella mano destra c’è un foglio di carta piegato. Per la sua generale somiglianza con i primi autoritratti fiorentini, per qualche tempo si è pensato che questo quadro fosse un altro autoritratto, mentre alcuni studiosi lo ritenevano il ritratto di un giovane cardinale. Recenti ricerche hanno però identificato il quadro come quello che il veneziano Marcantonio Michiel aveva visto nello studiolo di Pietro Bembo a Padova, raffigurante Bembo da giovane.

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