Musei in 5 opere:
Osterreichische Galerie Belvedere

by Cristian Camanzi

Nuovo appuntamento per la rubrica con la quale vi portiamo alla scoperta dei musei nel mondo. Un po’ quello che vi aspetta scaricando la nostra app QuickMuseum, che trovate disponibile gratis sia per dispositivi Apple che per Android. Grazie alle sue mappe, alle audioguide, ai giochi e ai percorsi personalizzati potrete esplorare le splendide collezioni dei più importanti musei d’Europa, ma non solo. Abbiamo aggiunto anche alcune realtà museali più piccole, ma che riguardano la nostra regione, l’Emilia Romagna.

Oggi andiamo in Austria, più precisamente all’ Osterreichische Galerie Belvedere di Vienna. Il Palazzo del Belvedere, in realtà due costruzioni separate, l’Upper-Alto e il Lower-Basso Belvedere ospita tre musei che, insieme, formano la Osterreichische Galerie, dando vita a una galleria nazionale di arte austriaca. I tre musei sono dedicati rispettivamente all’arte dal medioevo al Cinquecento, a quella dei secoli XVII e XVIII e a quella dei secoli XIX e XX. Queste collezioni espongono la gran parte dei più notevoli pittori e scultori austriaci.

Ecco 5 cose da non perdere, se visitate l’Osterreichische Galerie Belvedere di Vienna:

Arnold Böcklin, Idillio marino, 1887

Il tritone ha saldamente afferrato una foca per il collo. Il suo bambino guarda con stupore la cattura, mentre la madre tiene in braccio un bambino addormentato. L’idillio balneare di Böcklin può essere interpretato come una famiglia borghese, dalla quale il pittore prendeva le distanze con una leggera ironia. Invece che attorno a un tavolo, la famiglia si è raccolta attorno a una roccia, per cui rimane immutata la classica distribuzione dei ruoli: l’uomo si occupa del sostentamento della famiglia, la donna si occupa dei bambini. Ma la famiglia del mare è libera da norme e vincoli sociali. Si muove nuda nel suo elemento, l’acqua, senza alcuna vergogna, ma anche senza alcuna esibizione di erotismo.

Giovanni Segantini, Le cattive madri, 1894

Una giovane donna in mezzo a un paesaggio ghiacciato. Con il suo bambino al seno, è intrappolata tra i rami di un albero. Con la testa girata da un lato, il corpo piegato, la madre lotta con tutte le sue forze contro il bambino. Giovanni Segantini ci mostra in questo spoglio mondo di montagna il destino delle donne che vivono i desideri fisici ma rifiutano la maternità. Secondo lo stesso pittore a proposito del suo quadro moralizzante, sono “i flagelli del purgatorio” che tali madri devono subire come punizione. Alle donne non resta altro che accettare il proprio destino per trovare la salvezza.

Claude Monet, Il cuoco (Le Père Paul), 1882

La luce! I colori! I dipinti impressionisti sembrano brillare dall’interno. Rosa, blu e verde stanno fianco a fianco. Se visti da vicino, all’inizio si possono vedere solo macchie colorate. Solo la giusta distanza crea l’impressione del soggetto rappresentato con aree illuminate e ombre. Come tutti gli impressionisti, Monet non presta attenzione alla rappresentazione ordinata di oggetti reali, ma alla percezione fugace dei fenomeni ottici. Qui ci viene mostrato Paul Antoine Graff. Era uno chef acclamato e proprietario di un piccolo hotel a Pourville, nel nord della Francia, dove Monet aveva soggiornato per diverse settimane nel 1882.

Jacques Louis David, Napoleone sul Gran San Bernardo, 1801

Con il vento in poppa – il mantello rosso gli vola letteralmente davanti – Napoleone (1769–1821) cavalca sul Gran San Bernardo. Il cavallo si impenna, ma Napoleone ha in mente la sua meta, l’Italia. Era ancora Primo Console della Repubblica francese, ma si sforzava di ottenere di più, la corona imperiale. I nomi incisi nella roccia lo rendono inequivocabilmente chiaro. Qui si scrive “Bonaparte”, programmaticamente su Annibale e Carlo Magno, i due conquistatori che prima di lui valicarono le Alpi. Napoleone sul Gran San Bernardo è un quadro di propaganda per eccellenza, e nessun pittore era più adatto per la sua esecuzione di David. Come nessun altro, ha saputo valorizzare in modo suggestivo gli eventi storici.

Gustav Klimt, Il bacio, 1908 (completato nel 1909)

Questo bacio per il mondo intero! Gustav Klimt dipinge il suo quadro più famoso all’apice e alla fine del suo “periodo d’oro”: una coppia innamorata su un prato fiorito. L’uomo è in piedi, i lineamenti spigolosi, gli ornamenti della veste ad angolo retto. Con gli occhi chiusi, la donna cade in ginocchio davanti a lui. I motivi floreali del suo vestito possono essere interpretati come simboli femminili. Klimt circonda la coppia con un alone dorato e li rimuove dalla realtà. Il suo “bacio” diventa un simbolo d’amore universale e senza tempo. L’interazione tra la rappresentazione naturale dei volti e delle mani e la dissoluzione ornamentale su fondo dorato fa risplendere il dipinto come un prezioso gioiello.

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