Musei in 5 opere:
Offentliche Kunstsammlung Basilea
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Nuovo appuntamento per la rubrica con la quale vi portiamo alla scoperta dei musei nel mondo. Un po’ quello che vi aspetta scaricando la nostra app QuickMuseum, che trovate disponibile gratis sia per dispositivi Apple che per Android. Grazie alle sue mappe, alle audioguide, ai giochi e ai percorsi personalizzati potrete esplorare le splendide collezioni dei più importanti musei d’Europa, ma non solo. Abbiamo aggiunto anche alcune realtà museali più piccole, ma che riguardano la nostra regione, l’Emilia Romagna.
Oggi siamo in Svizzera, più precisamente a Basilea, all’interno del Offentliche Kunstsammlung. Si tratta della più antica, grande e raffinata collezione della Svizzera che ha origine dalla prima galleria pubblica d’Europa, aperta a Basilea nel 1672. I suoi punti di forza sono nella pittura svizzera e tedesca, con un’ineguagliabile presenza di Hans Holbein il Giovane, e nell’arte moderna, in particolare nel cubismo. Sebbene la raccolta di sculture si concentri sul XX secolo, non mancano alcuni pezzi greci e romani.
Ecco 5 cose da non perdere, se visitate la Offentliche Kunstsammlung Basilea:
Bonifacius Amerbach studiò diritto e antichità classica a Basilea e poi a Friburgo. Nel 1520 si recò ad Avignone per proseguire gli studi sotto la guida dello scrittore, avvocato e teorico musicale Andreas Alciatus, detto Alciat. Nel 1525, Amerbach ottenne infine una cattedra di diritto romano presso l’importante università di Basilea. Holbein fu fortunato ad avere Amerbach come amico e mecenate
L’uomo è ritratto quasi frontalmente e non ci guarda negli occhi. Sopra la giacca rossa indossa un tabarro con fodera grigia. Da una quadrupla catena d’oro al collo pende un gioiello a forma di croce con pietre preziose e perle. Le sue mani sono appoggiate sul bordo del quadro. Giacomo di Savoia, conte di Romont e signore di Vaud dal 1460 alla sua morte nel 1487, divenne cavaliere del Toson d’Oro il 30 aprile 1478. Fu luogotenente generale sotto Carlo il Temerario e sopravvisse alla sconfitta di Nancy nel 1477. Da qui fuggì nei Paesi Bassi ed entrò al servizio di Maria di Borgogna e Massimiliano d’Austria.
Si tratta dell’ultima delle cinque versioni dell’iconico dipinto, acquistata dal museo subito dopo la sua realizzazione. L’artista lavora qui con metafore che simboleggiano la sublimità della natura rispetto all’esistenza dell’uomo. L’isola rocciosa sporge dal mare calmo. Sembra un cimitero creato dalla natura e rappresenta qualcosa di duraturo. Al centro della composizione, disposti simmetricamente, svettano dei cipressi scuri, le cui cime si muovono leggermente nel cielo nuvoloso. Una barca con una persona avvolta in un panno bianco scivola verso l’isola. Con la firma sull’architrave di una tomba a destra nell’immagine, Böcklin ha creato la sua tomba immaginaria.