Musei in 5 opere:
Galleria Doria Pamphili
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
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Oggi siamo in Italia, più precisamente a Roma, all’interno della Galleria Doria Pamphili. Una splendida raccolta aristocratica, tuttora di proprietà privata, dove predominano le pitture del XVII secolo, sistemate tra sculture, arazzi e arredamenti settecenteschi. L’opera più nota della collezione è l’incomparabile ritratto di papa Innocenzo X, opera di Diego Velazquez.
Ecco 5 cose da non perdere, se visitate la Galleria Doria Pamphili:
In questa immagine il ragazzo completamente nudo è seduto molto indietro, come uno degli ‘ignudi’ che adornano il soffitto della Cappella Sistina di Michelangelo. Qui, sta appoggiando il gomito sinistro su un drappeggio bianco, ha raddrizzato la gamba sinistra dietro di sé, e sta sostenendo la gamba destra piegata afferrando le dita dei piedi. Un magnifico tessuto rosso fornisce un ornamento pittorico, in basso a sinistra.
Caravaggio ha chiaramente basato la figura sull’esempio di Michelangelo, anche se l’ha dipinta secondo i suoi principi di lavoro diretto da un modello vivente. La figura non rivela il senso della muscolatura del grande fiorentino, ma il vigoroso contorno della schiena mostra la sua influenza. È probabile che Caravaggio abbia usato uno studio qui. Con grande abilità e il suo istinto per l’azione dinamica, Caravaggio ha posizionato il corpo accuratamente costruito in modo tale che il gomito sinistro della figura quasi sbatte contro il bordo del quadro.
Papa Innocenzo, all’epoca settantacinquenne, era un uomo di notevole vigore, con una grande capacità di lavoro e un temperamento caldo e violento. Nel dipinto indossa l’abito liturgico bianco, una berretta, e un mantello rosso a cui le luci soffuse conferiscono una lucentezza che suggerisce la consistenza del tessuto. Il Papa è seduto su una poltrona rossa, che si distingue dal rosso opulento della tenda alle sue spalle per i suoi ornamenti dorati. Nei tratti forti, quasi rustici, del volto arrossato del Papa con le sue guance carnose, gli occhi sospettosi e acuti colpiscono per la vivace intelligenza.
Il ritratto di Papa Innocenzo X è uno dei capolavori supremi della ritrattistica mondiale. A quanto pare il Papa non era all’inizio molto entusiasta del suo ritratto, descrivendolo come troppo vero, “troppo reale”. Tuttavia, ci viene detto che alla fine ottenne la sua approvazione, e regalò al pittore spagnolo una catena d’oro di grande valore. Velázquez stesso deve essere stato molto soddisfatto del ritratto, altrimenti non avrebbe portato con sé una replica in Spagna.
Una giovane ragazza, vista dall’alto, è seduta su un basso sgabello in una delle ambientazioni preferite da Caravaggio, simile a una grotta, con un triangolo di luce in alto sul muro dietro di lei. Gioielli scartati – un filo di perle, fermagli, un’ampolla – giacciono sul pavimento. I capelli della ragazza sono sciolti, come se fossero stati appena lavati. Il suo vestito, composto da una camicetta con maniche bianche, una tunica gialla e una gonna a fiori, è ricco.
L’eroina di Caravaggio sta singhiozzando silenziosamente tra sé e sé e una singola lacrima le scende sulla guancia. Lei è, per così dire, in bilico tra la sua vita passata di lusso e la vita semplice che abbraccerà come una delle più fedeli seguaci di Cristo. È un segno dell’abilità del pittore che rende questo conflitto interiore commovente allo stesso tempo in cui rende la sua rappresentazione deliziosa.
La storia della fuga della Sacra Famiglia fu una delle leggende apocrife più popolari che sopravvisse ai decreti proibitivi del Concilio di Trento e apparve spesso in pittura dalla fine del XVI secolo. L’artista usa ingegnosamente la figura di un angelo che suona il violino con le spalle allo spettatore per dividere la composizione in due parti. A destra, davanti a una scena autunnale in riva al fiume, possiamo vedere Maria addormentata con un neonato assopito alla sua sinistra; a sinistra, Giuseppe seduto che tiene la partitura musicale per l’angelo.
L’ambiente naturale ricorda allo spettatore i paesaggi giorgioneschi dei maestri del Cinquecento della pittura del Nord Italia, ed è impregnato di una certa nostalgia. La figura statuaria dell’angelo, con una veste bianca che lo avvolge, è come un motivo musicale di forma affascinante, e fornisce il tono di base per la composizione. L’Angelo sta suonando un mottetto in onore della Madonna.
Questo capolavoro, una delle più belle e poetiche creazioni di Tiziano, è unanimemente datato dalla critica intorno al 1515. L’attenzione principale non si concentra né sugli eventi orribili né sul significato religioso della scena. Non è nemmeno chiaro se si tratti di Salomè con la testa del Battista o di Giuditta con la testa di Oloferne.
La prima è suggerita dall’esposizione della testa su un piatto, la seconda dalla presenza della serva che è una caratteristica dell’iconografia tradizionale della storia di Giuditta. Il quadro, con i suoi meravigliosi contrasti di colore rosso, verde e bianco e le sue deliziose figure femminili, è una delle rappresentazioni di Tiziano di un ideale di bellezza femminile.