Musei in 5 opere:
Alte Pinakothek Monaco di Baviera
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Nuovo appuntamento per la rubrica con la quale vi portiamo alla scoperta dei musei nel mondo. Un po’ quello che vi aspetta scaricando la nostra app QuickMuseum, che trovate disponibile gratis sia per dispositivi Apple che per Android. Grazie alle sue mappe, alle audioguide, ai giochi e ai percorsi personalizzati potrete esplorare le splendide collezioni dei più importanti musei d’Europa, ma non solo. Abbiamo aggiunto anche alcune realtà museali più piccole, ma che riguardano la nostra regione, l’Emilia Romagna.
Oggi siamo in Germania, più precisamente a Monaco di Baviera all’interno dell’Alte Pinakothek. Una delle più complete collezioni di antichi maestri al mondo. Possiede un assortimento senza eguali della pittura tedesca rinascimentale (non ultimo Durer) oltre ad altissimi esempi di arte italiana della stessa epoca. Non mancano la pittura olandese e fiamminga del Seicento (soprattutto Rubens).
Ecco 5 cose da non perdere, se visitate l’Alte Pinakothek Monaco di Baviera
La Battaglia di Isso segna una tappa fondamentale nella storia del paesaggio. In questo straordinario dipinto il pittore di Ratisbona, Albrecht Altdorfer, trasforma un paesaggio di vaste dimensioni in una grande veduta panoramica, nella quale la Terra appare piccola in relazione al firmamento, mentre le persone e le opere umane che si muovono su di essa diventano addirittura minuscole. L’opera faceva parte di un ciclo commissionato dai duchi di Baviera ed illustra la battaglia di Isso, nella quale Alessandro Magno sconfisse il re persiano Dario nel 333 a.C. Per quanto possa sembrare semplicemente una scena di battaglia, sarebbe molto riduttivo pensare ciò.
Elsheimer è stato senza dubbio il primo a trasformare la fuga della Sacra Famiglia dagli sgherri di Erode in un uno splendido notturno. Ma c’è un aspetto in particolare che ci colpisce. La veduta del cielo stellato si deve all’osservazione del firmamento resa possibile grazie al telescopio, appena inventato. A Venezia, fra il novembre e il dicembre del 1609, Galileo Galilei per la prima volta usò questo strumento. Osservò il cielo notturno e fece scoperte sorprendenti. La Via Lattea non era una nebulosa, ma un’immensa galassia di stelle, mentre la superficie lunare era costellata di crateri e rilievi. Galilei pubblicò le sue scoperte nella primavera del 1610, alcuni mesi dopo il completamento del dipinto di Elsheimer.
Il pittore si raffigura frontalmente e guarda lo spettatore dritto negli occhi. I suoi capelli, ricci e lunghi sulle spalle, cadono perfettamente divisi in due parti uguali. La posizione del busto, così rigida e frontale, secondo molti rimanda alle raffigurazioni tardo medievali di Cristo. Lo stesso artista sembra aver ingrandito i propri occhi che in realtà, come si vede in altri autoritratti, erano più sottili e a mandorla. Quest’opera, segna decisamente il cambiamento di status sociale che gli artisti conobbero tra XV e XVI secolo, diventando un manifesto per affermare la propria importanza. Strizzando l’occhio anche alla vanità condita da un pizzico di egocentrismo.
Forse pochi di voi lo sapranno, ma l’opera che vedete qui è il primo dipinto moderno definibile a tutti gli effetti un trompe-l’oeil autonomo. Il trompe-l’oeil è un genere pittorico che, attraverso espedienti, crea nell’osservatore l’illusione di guardare oggetti reali e tridimensionali, mentre in realtà si tratta di dipinti su una superficie piana. Si tratta di una piccola tavola di appena 52 per 42 centimetri in cui è rappresentata una pernice appesa, una freccia e due guanti di un’armatura appesi a un muro. L’opera è firmata e datata 1504 su un cartiglio, anch’esso appuntato sulla parete.
In questo autoritratto con la moglie Rubens ci ha lasciato il più eloquente esempio di piena soddisfazione economica, sociale, famigliare e di raggiunto equilibrio personale. Il pittore si ritrae all’aperto, non a cavalletto o con gli abiti da lavoro ma con un costume curatissimo e prezioso, con tanto di spada al fianco e con vistose calze color albicocca. La giovane e bella moglie è a sua volta abbigliata con un’eleganza degna di un ‘allegoria del matrimonio felice. Rubens costruirà un fastoso palazzo-atelier, che con oltre cento addetti diventerà una potente manifattura, esportando in tutta Europa merci di lusso e diventando la più prestigiosa scuola d’arte a nord delle Alpi. Non sempre far l’artista può significare essere squattrinati!