Musei e innovazione:
Cos’è un’app e come può tornare utile a un museo
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Viviamo ormai in un mondo popolato da app. Ne puoi trovare una per qualsiasi tipo di funzionalità. L’app per rimanere in forma, l’app per gestire il proprio conto in banca, l’app per modificare le foto, l’app bussola e persino l’app con la quale puoi lanciare dei dadi.
Le abbiamo installate nei nostri dispositivi mobili, primi fra tutti i nostri preziosi smartphone. Ma, esattamente, cosa sono queste app, come si differenziano e come possono essere utili a un’istituzione museale? Procediamo con ordine, iniziando dalle basi tecniche.
Il termine “app” sta ad indicare un’applicazione software, creata per svolgere un determinato compito o azione. Queste applicazioni possono essere raggruppate in due grandi famiglie: app native e web app.
Le applicazioni native sono software realizzati per un determinato sistema operativo, ovvero iOS se possiedi un dispositivo Apple e Android se invece hai qualsiasi altro dispositivo. Ovviamente questi due sono solo i sistemi operativi più usati, ma ne esistono anche altri. Le app native sono installate sul tuo dispositivo, occupano uno spazio di memoria, ma le puoi usare in qualsiasi momento, anche senza la connessione.
Al contrario, le web app richiedono una connessione costante al web perché non risiedono nel tuo dispositivo, ma sono una specie di collegamento che ti permette di pescare i dati da remoto.
Per prima cosa quindi è necessario ed inevitabile decidere quale app sia più efficace per un museo, valutando tutti i pro e i contro. App nativa: non serve una connessione, ma occupa molto spazio; Web app: necessita di una connessione, ma utilizza poco spazio. In tutti e due i casi il museo si dovrebbe dotare di postazioni di ricarica per gli smartphone che, con tutte le funzionalità integrate, hanno tempi di autonomia delle batterie sempre più ridotti.
Arriviamo quindi alla reale utilità: perché un museo dovrebbe dotarsi di un’app? Si tratta di strumenti con cui molti di noi hanno a che fare e in effetti ormai la maggior parte dei visitatori oggi va al museo con il proprio dispositivo personale.
Quindi perché non sfruttare questo aspetto e far utilizzare ai visitatori uno strumento con cui sono a contatto tutti i giorni? Inoltre tutto ciò libera l’istituzione museale dalla necessità di doversi dotare di eventuali dispositivi da prestare ai visitatori.
Le app possono garantire l’accesso a una grande quantità di dati, nelle forme più svariate. Foto, testi, video e audio, organizzati per percorsi, parole chiave e richiamati all’attenzione del visitatore nel momento giusto.
Qualche esempio pratico? I cosiddetti Beacon sono strumenti di prossimità con i quali, in base alla posizione esatta dell’utente, è possibile richiamare determinati contenuti. Così, quando visiti un museo o una mostra che usa questa tecnologia, non dovrai digitare praticamente nulla. Sarà l’applicazione stessa a “dialogare” con i Beacon delle sale, proponendo i contenuti relativi.
Oppure ci sono i famosi QR Code, codici quadrati che possono essere inquadrati e scannerizzati dal nostro smartphone, richiamando un determinato contenuto.
Un’applicazione, infine, può essere pensata per funzionare al museo, ma può anche essere ideata per una consultazione pre o post visita e quindi aiutare la divulgazione e la fruizione delle collezioni esposte.
Oggi, soprattutto all’estero, sono moltissimi i musei che si servono di applicazioni e varie tecnologie ad esse associate. Oltre alle applicazioni sviluppate dai musei, ne esistono moltissime sviluppate da terze parti. Un po’ quello che noi di ARTernative abbiamo fatto con i primi musei presenti nella nostra app Quick Museum.
Ad ogni modo la tipologia di app forse più diffusa tra le istituzioni museali è quella che permette al visitatore di accedere al catalogo del museo, con foto, schede di approfondimento e audioguide. Esempi di questo tipo li possiamo trovare al Met di New York, oppure al British Museum di Londra, o ancora al Rijksmuseum di Amsterdam.
Come spesso succede con le nuove tecnologie, anche per le applicazioni vale il discorso della conoscenza e del corretto utilizzo, prima di scegliere, ricordando che è la tecnologia che si deve piegare alle esigenze del museo e non il contrario. Ogni caso sarà quindi diverso e richiederà una soluzione studiata ad hoc.