Musei in 5 opere:
gli Uffizi a Firenze
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Nuovo appuntamento per la rubrica con la quale vi portiamo alla scoperta dei musei nel mondo. Un po’ quello che vi aspetta scaricando la nostra app QuickMuseum. Grazie alle sue mappe, alle audioguide, ai giochi e ai percorsi personalizzati potrete esplorare le splendide collezioni dei più importanti musei d’Europa.
Oggi vi parliamo degli Uffizi di Firenze. Questo museo rappresenta la principale galleria pubblica fiorentina nonché una delle istituzioni culturali più importanti del nostro paese. Il nucleo della collezione è costituito dal tesoro di opere d’arte posseduto dalla famiglia Medici e raccolto nel corso dei secoli.
La costruzione del palazzo degli Uffizi iniziò nel 1560 sotto la guida del Vasari per volere di Cosimo I de’ Medici, granduca di Toscana. Sebbene siano famosi per la loro incomparabile collezione di dipinti del rinascimento fiorentino, gli Uffizi possiedono anche importanti opere di altre scuole, italiane e non. Senza dimenticare inoltre la splendida sezione di sculture antiche.
Ecco 5 opere che non potete assolutamente perdervi:
Questa Venere è l’immagine stessa dell’ideale di bellezza nella Firenze del secondo Quattrocento. Leggera, sofisticata e timida nel nascondere la propria nudità con i lunghi capelli biondi sciolti al vento. Una ninfa la accoglie sulla riva con un mantello foderato e ricamato con un motivo di fiori. Due personificazioni allegoriche dei venti spingono Venere che sorge su una splendida conchiglia verso l’approdo.
L’opera fa parte di un ciclo di tre celeri pannelli, commissionati per arredare una sala di Palazzo Medici a Firenze. La vicenda raccontata riguarda la battaglia, vinta dai fiorentini contro i senesi nel 1432 ed è rappresentata in tre distinti momenti. Gli effetti prospettici e la drammaticità dello scontro tra i cavalieri si combinano con un senso quasi magico del racconto. Il momento in cui Bernardino della Ciarda, comandante senese, viene disarcionato.
Questa Annunciazione è ambientata in un giardino all’esterno della casa della Vergine invece che nella consueta loggia. L’Angelo è raffigurato in una posizione classica, come appena planato con le ali battenti, mentre Maria si trova dietro un altare marmoreo scolpito su cui è appoggiato un leggio.
Nel dipinto esistono degli errori di prospettiva: il braccio destro della Vergine ad esempio risulta più lungo del sinistro. Secondo alcuni però sarebbero errori voluti per la collocazione dell’opera: osservando l’Annunciazione di scorcio da una posizione laterale a destra, la sproporzione del braccio infatti sparisce e l’opera ritrova il suo equilibrio.
La tela fu commissionata da Guidobaldo della Rovere nel 1536 e nel tempo venne riprodotta in un’infinità di copie. La giovane e bella donna ci fissa con calda intensità, adagiata morbidamente su lenzuola e cuscini con un tenero cagnetto acciambellato vicino ai piedi. Sullo sfondo un interno nobiliare in cui due ancelle conferiscono un tono di realismo, cercando degli abiti in una cassapanca. Forse stanno proprio per vestire la bella Venere che languidamente si copre il pube in un gesto tra l’erotico e il pudico.
L’artista dipinse quest’opera per il ricco Agnolo Doni, da poco sposato con una Strozzi, in modo che potesse essere appesa nel palazzo della giovane coppia. Si tratta di una Sacra Famiglia in cui la Madonna e san Giuseppe sorreggono come un corpo solo il Bambino in una torsione fatta di muscoli scattanti. Sullo sfondo nudi plastici che evocano l’antichità classica a cui Michelangelo si ispirò ritenendo che dal mondo antico provenisse la coscienza del moderno.