Musei in 5 opere: Museo d’Orsay Parigi
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Nuovo appuntamento per la rubrica con la quale vi diamo un assaggio di ciò che vi aspetta scaricando la nostra app QuickMuseum. Grazie alle sue mappe, alle audioguide, ai giochi e ai percorsi personalizzati potrete esplorare le splendide collezioni dei più importanti musei d’Europa.
Oggi vi parleremo di un museo la cui struttura è nata come stazione ferroviaria e che, grazie al progetto di una grande architetta italiana (Gae Aulenti), è diventato uno dei più bei musei d’Europa e probabilmente del mondo. Stiamo parlando del Museo d’Orsay. Uno splendido scrigno in stile eclettico, realizzato alla fine dell’Ottocento dall’architetto Victor Laloux, che raccoglie al suo interno i più grandi capolavori dell’impressionismo e del post-impressionismo.
Di fronte a voi c’è l’ultima tela a cui lavorò Georges Seurat prima di morire e per questo rimase incompiuta. È il terzo pannello di una serie che Seurat riservò ai divertimenti della città moderna con i suoi spettacoli notturni. Il circo divenne un tema molto frequente negli anni ottanta del diciannovesimo secolo.
L’opera si presenta divisa in due parti: da un lato la pista con gli artisti che ci comunica un senso di instabilità, dall’altro gli spalti con il pubblico fissato in una rigorosa geometria. Seurat fu un teorico e poeta del colore. Per lui l’arte è armonia che si può ottenere solo accostando elementi simili e contrari in una magica trama di punti che costituisce la superficie della tela.
Come molti artisti prima di lui Vincent van Gogh si è ritratto molte volte, ma fra tutti gli autoritratti forse quello conservato al Museo d’Orsay è uno dei suoi più belli se non addirittura il migliore.
L’opera risale a un momento particolarmente difficile per Vincent; fu infatti realizzata nel settembre del 1888 al manicomio di Saint Remy. L’artista vi era ricoverato perché, a seguito di una crisi di follia durata 2 mesi, tentò di uccidersi ingerendo i suoi colori.
Van Gogh si guarda allo specchio senza compiacimento forse perché realizzare il proprio ritratto è un gesto che può scatenare molte domande. Fare un ritratto implica sempre scavare un po’ nell’anima della persona rappresentata, anche quando lo si fa su sé stessi.
L’opera di fronte a voi non solo è uno dei quadri più famosi al mondo, ma sollevò uno degli scandali più importanti per la storia dell’arte. Questo dipinto venne presentato nel 1863 al Salon parigino, esposizione biennale d’arte, ma la giuria lo rifiutò.
Cos’è che turbò tanto i contemporanei di Manet? ciò che scandalizzò fu la rappresentazione troppo realistica, in una situazione quotidiana, di un nudo femminile. In sostanza la nudità della donna rese volgare una conversazione tra normali borghesi. Quest’opera scosse le convenzioni liberando i soggetti dipinti da modelli tradizionali e ormai polverosi.
Quest’opera che Renoir realizzò nel 1876, rappresenta una delle più importanti nella produzione dell’artista. Il dipinto è firmato e datato dal pittore in basso a destra e rappresenta un ballo al Moulin de la Galette, luogo di ritrovo nel quartiere di Montmartre di Parigi frequentato dai parigini alla fine dell’800.
Renoir coglie la scena del ballo in pieno pomeriggio domenicale e, come in un’istantanea, il dipinto fissa un momento di divertimento e spensieratezza. Un istante di gioia in cui tutti i sogni sembrano potersi avverare.
Scegliere un motivo unico e riprenderlo instancabilmente: al sorgere del sole o a fine pomeriggio, in ogni stagione, scaldati dal sole o sferzati dalla pioggia. È questo che faceva Claude Monet abituato molto spesso a dipingere in serie.
Di lui sono celebri le ninfee, ma realizzò anche altri soggetti ripetuti come i covoni di fieno, i pioppi o appunto la cattedrale di Rouen di cui il Museo d’Orsay conserva quattro esemplari. In questo modo l’artista dimostrò uno dei punti cardine del movimento impressionista e cioè che la percezione che abbiamo della realtà è cosa ben diversa dal suo aspetto oggettivo.
Infatti nella nostra percezione del mondo entrano in gioco la luce, il movimento, l’atmosfera e le condizioni metereologiche in modo che ogni istante risulta diverso da quello successivo.
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