Musei in 5 opere: la Galleria Borghese di Roma

by Cristian Camanzi

Con QuickMuseum, la nostra app che guida i visitatori attraverso i principali musei europei, noi di Arternative vi raccontiamo l’arte in un modo nuovo e coinvolgente.

Con questo post diamo il via a una rubrica in cui vi daremo un assaggio di ciò che vi aspetta scaricando QuickMuseum. Grazie alle sue mappe, alle audioguide, ai giochi e ai percorsi personalizzati potrete esplorare le splendide collezioni dei più importanti musei d’Europa.

Cominciamo il nostro viaggio con la Galleria Borghese, celebre museo romano, nato grazie allo sfrenato collezionismo di Scipione Borghese, cardinale e arcivescovo tra le figure più potenti nella Roma del Seicento.

Antonio Canova, ritratto di Paolina Borghese Bonaparte, sala I

Considerato il massimo esponente del Neoclassicismo e perciò soprannominato il nuovo Fidia, Canova è autore di questa splendida statua raffigurante Paolina Borghese Bonaparte, sorella di Napoleone.

Qui Paolina è rappresentata come Venere. Nella mano sinistra infatti tiene il pomo d’oro con il quale fu riconosciuta da Paride la bellezza della dea. L’aspetto più sorprendente di questo ritratto è il modo in cui Canova seppe rendere materiali e superfici diverse: si può veramente dire che il marmo prende vita.

Gian Lorenzo Bernini, Ratto di Proserpina, sala IV

Il ratto di Proserpina è un gruppo scultoreo commissionato a Gian Lorenzo Bernini da Scipione Borghese e realizzato quando l’artista aveva solo 23 anni. L’opera ci racconta la storia di Proserpina figlia di Giove e Cerere rapita da Plutone, signore degli inferi, per averla in sposa.

Bernini fissa l’istante del rapimento: Proserpina cerca di liberarsi dalla stretta di Plutone allontanando con la sua mano il volto del dio, ma lui la trattiene con forza. L’artista rende le diverse consistenze della materia come la morbidezza della carne di Proserpina o la fuggente lacrima sul volto della ninfa, dimostrando uno stupefacente virtuosismo.

Caravaggio, David con la testa di Golia, sala VIII

Questo dipinto fu realizzato da Caravaggio probabilmente a Napoli dove l’artista era fuggito in esilio nel 1606 con una condanna capitale incombente. Non si sa chi abbia commissionato l’opera e forse l’idea del tema rappresentato fu del pittore stesso: protagonista è il giovane David vittorioso sul gigante filisteo Golia.

È ritenuto da molti studiosi che nei volti di Golia e David Caravaggio abbia impresso un proprio autoritratto in due momenti della sua vita. La cosa che colpisce di più è la testa di Golia in cui l’artista si rappresenta invecchiato e stanco con gli occhi gonfi e il volto percorso da profonde rughe. Il pittore sembrò presagire la sua fine imminente.

Raffaello Sanzio, Deposizione di Cristo, sala VIII

La storia legata alla nascita di questo dipinto o meglio del polittico di cui esso faceva parte è molto interessante e cruenta. L’opera complessiva è passata alla storia come Pala Baglioni per via della famiglia feudale che tentò di imporre una signoria alla repubblicana Perugia durante le agitazioni del Quattrocento.

Grifonetto Baglioni per assicurarsi l’eredità familiare uccise quasi tutti i parenti durante un matrimonio. Abbandonato dai suoi stessi familiari, fu a sua volta ucciso. La madre Atalanta decise poi di chiedere la realizzazione della pala per la cappella di famiglia.

Raffaello creò una deposizione di Cristo drammatica che prese sicuramente spunto dal tragico evento familiare, un’opera di rottura totale con il passato, in equilibrio tra idealizzazione formale ed esternazione dei sentimenti.

Tiziano Vecellio, Amor sacro e Amor profano, sala XX

Il celebre dipinto è opera di Tiziano, grande innovatore e tra i pochi pittori italiani che in vita riuscì a raggiungere successo e ricchezza ponendosi a capo di un’importante bottega. Molto probabilmente il committente del quadro fu Niccolò Aurelio, segretario del consiglio dei dieci di Venezia. Nicolò donò l’opera come regalo di nozze alla moglie Laura Bagarotto sposata nel 1514.

La scena è ambientata in un angolo di campagna veneta: a destra vediamo una chiesa e un gregge di pecore mentre a sinistra scorgiamo un castello e due conigli simbolo dell’amore e della fertilità. Dominano il quadro due donne sedute sul bordo della fonte, in contrapposizione tra loro perché una nuda e l’altra vestita. La ragazza a sinistra incarna l’amor profano, quella di destra l’amor sacro.

La fama universale dell’opera fu confermata nel 1899 quando i banchieri Rothschild offrirono 4 milioni di lire per il dipinto, un prezzo più alto del valore stimato allora per tutta Villa Borghese.

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