Influencer: utili o dannosi per un museo?

by Cristian Camanzi

Di recente ha fatto molta notizia la presenza di una nota influencer italiana agli Uffizi di Firenze. Uno scatto che ha portato grande visibilità social al museo, ma che ha anche mosso molti “mal di pancia”, forse anche un po’ evitabili. Viviamo in un’epoca in cui ormai i media digitali hanno un peso sempre maggiore. Siti internet, testate e riviste online, blog, forum, social network, social media e newsletter. Tutti mezzi attraverso i quali corre l’informazione, la promozione, la divulgazione, ma anche la disinformazione. Tra tutti questi media digitali si è fatta strada una nuova figura che consente di diffondere velocemente e con forza i nostri messaggi. Anche quelli che partono da un’istituzione culturale. Questa nuova figura è l’influencer, ovvero una persona che esercita una grande influenza sulla comunicazione, principalmente grazie all’enorme numero di follower-fan-iscritti che ha al suo seguito.

Ora non siamo qui a giudicare queste persone, la loro effettiva competenza, la loro professionalità e il come siano arrivate ad accumulare un gran numero di seguaci on-line. In molti casi si tratta comunque di un talento, di una capacità comunicativa che non tutti hanno. Una capacità di usare al meglio i media digitali, acquisendo notorietà. Nell’ambiente culturale, chi sono gli influencer più importanti? In che modo possiamo trovarli? Infine, possono realmente giovare all’immagine di un’istituzione culturale? Andiamo con ordine. Il primo consiglio che ci teniamo a dare è quello di fare un’attenta ricerca in rete, scegliere con grande attenzione e individuare non più di una quindicina di interlocutori per volta. Questo per poter gestire meglio tutte le attività di comunicazione che dovranno essere pensate appositamente per ogni influencer. Come sempre, a monte, occorre definire una strategia, un obiettivo e i target che vogliamo andare a colpire con la nostra campagna di comunicazione on-line.

Detto ciò, per identificare gli influencer più interessanti e funzionali ai nostri scopi, ci sono varie opzioni. Ricerca attraverso Google per trovare siti, testate on-line, blogger. Ricerca su Facebook di pagine dedicate a determinati argomenti, ma anche gruppi e perfino qualche profilo personale. Ricerca su Twitter degli account più seguiti. Ricerca su YouTube, Instagram, LinkedIn, ecc. Se siamo un’istituzione culturale possiamo anche individuare tra i nostri fan, follower o iscritti, quelli più appassionati o con un seguito maggiore. Infine possiamo usare siti come Sprout Social o Radian6 che misurano la reputazione on-line di una determinata persona o media. Dopo aver definito una strategia e raccolto gli influencer che vogliamo coinvolgere, bisognerà pianificare quali contenuti diffondere, cosa dire, quando comunicare e cosa dare in cambio a chi decide di aderire alla nostra attività di promozione on-line.

Gli influencer hanno la capacità di parlare a un determinato pubblico facendo arrivare il nostro messaggio in maniera capillare. Quindi crediamo che siano figure da coinvolgere perché in grado di aumentare la visibilità di una determinata istituzione culturale, senza danneggiarne l’immagine. Tutto sta nel tipo di messaggio che vogliamo veicolare. Speriamo di esservi stati utili con questi consigli, ma se doveste avere dubbi o nel caso in cui vogliate maggiori suggerimenti, vi ricordiamo che ARTernative tra i suoi servizi offre alle istituzioni culturali la possibilità di realizzare una guida ad hoc per migliorare la comunicazione on-line e implementarla.

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