Cos’è il videomapping e come può tornare utile a un museo
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Abbiamo già visto come negli ultimi anni anche il mondo dell’arte, dei musei e delle mostre, è stato investito dalle novità che le tecnologie informatiche hanno portato nelle nostre vite. Noi di ARTernative ovviamente siamo molto attenti a queste novità e siamo anche sempre molto selettivi nell’utilizzarle all’interno delle istituzioni culturali. Solo perché si parla di una tecnologia nuova infatti non è detto che sia la soluzione migliore per divulgare i contenuti di una collezione. Oggi quindi cercheremo di fare chiarezza sul videomapping, spiegando di che cosa si tratta e come può essere utile a un’istituzione culturale.
Il videomapping è una tecnologia che permette di proiettare delle immagini in movimento su superfici reali attraverso fasci di luce ad alta definizione. In un certo senso può essere considerato un tipo di realtà aumentata perché arricchisce di contenuti un edificio, una parete o una stanza. Le superfici si trasformano in schermi per la proiezione di contenuti video che alterano la visione reale e creano effetti molto coinvolgenti e immersivi per lo spettatore. Oggi il videomapping viene utilizzato principalmente per servire due scopi. Il primo è lo storytelling, di cui vi abbiamo già parlato, ovvero il racconto della storia di un luogo o di un edificio in cui avviene la videoproiezione. Il secondo aspetto, che forse qui ci interessa meno, è quello della performance artistica. Sicuramente il primo aspetto è quello che più si adatta a un’istituzione culturale perché permette una narrazione del patrimonio in maniera comunicativamente molto efficace.
Il videomapping può essere quindi applicato alla facciata di un museo per creare degli spettacoli che fondano arte, storia e tecnologia, ma può anche essere utile all’interno di alcuni ambienti espositivi. Grazie al videomapping le sale del museo si trasformano, raccontando storie sulla propria collezione o su una determinata opera. Queste videoproiezioni permettono anche di ricreare un contesto non più esistente, ad esempio in ambito archeologico, ridando vita a luoghi o edifici di cui rimangono solo pochi resti. Insomma, le idee di applicazione sono molte in ambito culturale, ma sicuramente si tratta di una tecnologia che richiede molta progettazione e costi abbastanza elevati. Oltre ai proiettori ad alta definizione, necessari per proiettare i video, occorre avvalersi di professionalità in grado di progettare grafiche animate e ricostruzioni 3D. Molto importante, per avere un effetto finale soddisfacente, è studiare attentamente le superfici sulle quali verranno proiettate le grafiche. Un lavoro lungo e minuzioso che però può dare risultati ottimi e soprattutto può creare dei contenuti che il museo potrà sfruttare anche per molto tempo.
In conclusione possiamo affermare con certezza che il videomapping è in grado di creare veri e propri viaggi sensoriali, di raccontare storie e di coinvolgere il visitatore. Uno strumento per permettere un’immersione in spettacoli di immagini, luci, video e suoni. Ovviamente però ci vuole un obiettivo chiaro che si vuole raggiungere, una motivazione precisa e un progetto. Noi di ARTernative siamo in grado, studiando il contesto in cui si inserirà il videomapping di trovare le soluzioni più adatte a un determinato scopo, avvalendoci di professionisti del settore.