Cosa ne pensiamo del film su van Gogh?

by Cristian, Marco e Andrea

Da gennaio è nelle sale “Van Gogh. Sulla soglia dell’eternità” film che racconta gli ultimi anni di vita del celebre pittore olandese. La regia è affidata a Julian Schnabel, regista e pittore, che nel 1996 ha raccontato la vita di un altro celebre artista, Jean Michel Basquiat. A vestire i panni di van Gogh è un “mostro sacro” del cinema: Willem Dafoe, mentre Gauguin è interpretato dall’attore di origine guatemalteca Oscar Isaac.

 

Schnabel sceglie di raccontare gli anni più intensi dell’artista olandese. Infatti, nonostante van Gogh ci abbia lasciato in eredità centinaia di dipinti, ha iniziato a dipingere solo dopo i trent’anni, concentrando la maggior parte delle sue opere negli ultimi due anni di vita (1888-1890). Il film si concentra sul rapporto di van Gogh con l’amico pittore Gauguin, con il fratello Theo ma, soprattutto, racconta il rapporto intimo e istintivo che legava l’artista all’arte.

 

Noi di Arternative attendevamo con grande curiosità questo film che, a quanto pare, ha toccato in punti diversi ognuno di noi. Ecco perché questa volta la recensione la facciamo in tre: un art blogger, un graphic designer e un giornalista.

Il parere di Cristian, art blogger

Il film è un viaggio nel mondo e nella mente di Vincent van Gogh che, nonostante lo scetticismo delle persone, il ridicolo e la malattia, ha creato alcune delle opere d’arte più amate e meravigliose del mondo. Non si tratta di una biografia, ma di un collage di scene basate sulle lettere di Vincent van Gogh e sugli eventi della sua vita. Forse è una riflessione sul ruolo dell’artista, sulla sua missione, su cosa si deve fare per essere un buon artista.

 

Però, al di là di tutte le buone intenzioni e i premi già vinti dal film, non so quanto sia riuscito il racconto di Schnabel. Partiamo già dalla considerazione che ormai su questo artista, tra film, documentari, biopic, sceneggiati televisivi e quant’altro, si è detto e si è girato di tutto, con esiti altalenanti. Perciò secondo me, quando si vuole realizzare un nuovo film su questo artista, bisogna veramente dare il meglio possibile. Veniamo quindi a qualche considerazione personale. La fotografia, le tecniche di ripresa e la cura nel cercare i paesaggi esatti in cui Van Gogh vagabondò alla ricerca della bellezza, sono ammirevoli. Il cast è sicuramente all’altezza. Willem Dafoe forse, con in suoi 64 anni, è un po’ fuori tempo massimo per interpretare Vincent van Gogh, ma ad ogni modo l’interpretazione è intensa e drammatica.

Il flusso del film però secondo me fatica a catturare appieno l’attenzione. Avrei cercato strade di racconto più accattivanti per parlare di Vincent, della sua arte, sella sua ricerca.

 

Comunque sia, al di là di queste considerazioni che rispecchiano il mio gusto personale, non posso non consigliarvi la visione di questo film. Credo che a prescindere vedere un film come questo sia un modo per avvicinarsi in maniera diversa all’arte e ai suoi protagonisti.

Il parere di Marco, giornalista

Faccio una premessa: non si tratta di un film facile, e devo ammettere che all’inizio sono rimasto piuttosto disorientato dalla scelta del regista di affidarsi a riprese molto angolate, ravvicinate e con la “camera a spalla” che danno l’impressione di spiare la vita dell’artista dal buco della serratura, come ospiti invisibili. Ammetto anche di essere rimasto interdetto dalla scelta di affidare alla musica e a lunghi silenzi sezioni consistenti del film, lasciando da parte le parole e rendendo così più difficile seguire il filo logico della narrazione.

 

All’inizio non è stato facile entrare nel flusso del film. Poi però mi sono fidato di Schnabel, ho messo da parte l’idea di trovarmi di fronte ad una classica opera biografica e ho deciso di danzare con lui per lasciarmi trasportare dalle immagini. Il risultato? Un’immersione totale nel mondo di Vincent van Gogh, finalmente umano, troppo umano.

 

In particolare ci sono alcune cose che mi hanno colpito: su tutte il modo in cui il regista ha raccontato la storia di Vincent e Paul Gauguin. Finalmente, per una volta, Gauguin non è una semplice comparsa ma vengono raccontate anche le motivazioni che lo spingeranno ad allontanarsi dall’amico. Mi è anche piaciuto molto Willem Dafoe nei panni di van Gogh. Sì, è un po’ vecchio, ma è una cosa a cui non ho fatto molto caso, perché il film non pretende di essere accurato da un punto di vista storico, a mio parere ma ha l’obiettivo di raccontare l’artista con tutti i suoi dubbi, le sue difficoltà sociali e il suo sconfinato amore dell’arte. Su questo, Schnabel ha fatto centro!

Il parere di Andrea, designer

“Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità” non è il solito racconto. Non è un film banale, forse è un film di nicchia, e probabilmente non mira ad avvicinare nuove persone all’arte. Di sicuro è una storia dedicata a chi già ha avuto in passato un primo approccio con l’artista.

 

Il film è incentrato sulla schizofrenia/instabilità del protagonista, da cui ne deriva una trama non lineare, e un movimento frenetico (eccessivo, quasi fastidioso) delle inquadrature. Ottima l’interpretazione di Willem Dafoe, e notevole la fotografia e i colori che permettono una piena immedesimazione nelle opere dell’artista olandese.

 

Piccola nota a margine: la differenza di età tra l’attore (63 anni) e l’artista (37) poteva essere maggiormente mascherata, anche se si tratta di una critica estetica che non va a intaccare il giudizio positivo del film.

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