Arte e cinema:
Caravaggio
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Nuovo appuntamento tra arte e cinema, per conoscere l’arte e le sue innumerevoli storie attraverso le trasposizioni cinematografiche, più o meno riuscite e più o meno fedeli alla realtà. Oggi vi voglio parlare del film Caravaggio di Derek Jarman, regista e sceneggiatore britannico, che ha creato un’opera davvero unica ispirandosi alla vita di questo celeberrimo artista.
Quasi tutti voi conoscerete Caravaggio o quantomeno ne avrete sentito parlare almeno una volta nella vostra vita. Caravaggio, pittore straordinario e rivoluzionario, persona estremamente complessa, dal carattere rissoso, cupo che lo ha portato spesso nei guai e che ha creato intorno a lui un’aurea da “pittore maledetto”. Quel Caravaggio che ha cambiato la storia dell’arte con un uso straordinario della luce e dell’ombra e con un’umanità mai vista prima nel realizzare scene e personaggi religiosi.
Questo film del 1986 non è una “classica” autobiografia, ma ripercorre vari momenti della vita di Caravaggio, compiendo salti temporali e presentandoci una storia per niente lineare. Inoltre sono presenti molte parti realizzate lavorando più con la fantasia che con precise documentazioni storiche.
Come dicevo la trama è segmentata, ma, giusto per darvi l’inizio del film, vi dirò che la prima scena si apre con la morte di Caravaggio (interpretato da Nigel Terry), solo e in esilio. Nel suo giaciglio, moribondo, l’artista ripensa alla sua vita da adolescente e da qui in poi cominciamo a vedere una serie di episodi che ci propongo anche molte delle figure storicamente importanti per il pittore: il cardinale Del Monte che alimenta lo sviluppo artistico e intellettuale di Caravaggio e il potente collezionista Scipione Borghese, il creatore di quella splendida raccolta che oggi è in mostra a Galleria Borghese. Ranuccio (interpretato da Sean Bean), un mercenario che cattura l’attenzione di Caravaggio come soggetto e potenziale amante. Lena (Tilda Swinton), ragazza di Ranuccio e anche lei oggetto di attrazione e modella per l’artista.
Caravaggio è sempre in strada tra ubriachi e prostitute che usa come modelli per i suoi intensi dipinti. È coinvolto spesso in risse, gioca d’azzardo, si ubriaca e va a letto con i propri modelli, sia uomini che donne. Insomma il regista calca molto sull’aspetto “trasgressivo” e “maledetto” di questo grande artista.
Caravaggio è un esperimento visivo forse eccessivo, ma con alcuni sprazzi di ingegno e di brillantezza che ripagano una sua visione. Derek Jarman, pittore lui stesso, girò il film interamente in studio, per controllare meglio gli effetti di luce e ombra, la fotografia e la ricostruzione delle scene. Per questo motivo il film è esteticamente ben riuscito e la sua disarticolazione narrativa è un mezzo che il regista usa per fissare su pellicola il selvaggio balzo dell’immaginazione di Caravaggio. Per questo ve ne consigliamo la visione, con la consapevolezza che non avrete di fronte a voi un normale biopic.
Una curiosità: Jarman nel film include intenzionalmente diversi anacronismi che non si adattano alla vita del XVI secolo. In una scena, Caravaggio è in un bar illuminato con lampade elettriche. Un altro personaggio usa una calcolatrice elettronica. Si sentono dei clacson davanti allo studio di Caravaggio e in una scena si vede il pittore appoggiato su un camion verde. Nel film vediamo anche il fumo di sigaretta, una moto e una macchina da scrivere manuale.
Forse il regista vuole farci capire che Caravaggio anche oggi sarebbe uno scandaloso e rivoluzionario genio dell’arte!