Arte e cinema:
Vincent e Theo
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Vincent van Gogh ha ispirato diversi film e documentari sulla sua travagliata e turbolenta vita. Il celebre pittore olandese è diventato una vera e propria icona dell’arte molto probabilmente anche grazie alla sua personalità al suo carattere e agli eventi drammatici che lo hanno segnato. Il suo modo di dipingere è inconfondibile, carico di sentimenti ed emozioni. I suoi dipinti sono delle vere e proprie finestre sulla sua anima.
Tra i molti adattamenti cinematografici oggi vi voglio parlare di Vincent e Theo, film di Robert Altman del 1990 che vede nel ruolo di Van Gogh il grande Tim Roth e nel cast Jean-Pierre Cassel, celebre attore francese, papà di Vincent Cassel.
Il film narra un decennio (1880-1890) della vita del pittore olandese e di quella del fratello Théodore, mercante d’arte che tenta di far apprezzare i quadri dipinti da Vincent al grande pubblico, senza però ottenere grandi risultati. Nonostante gli sforzi di Théo, il pittore muore povero e molto probabilmente suicida.
Quella tra i due fratelli è un’alleanza stretta e indissolubile, per la quale Vincent e Theo rimangono in continuo contatto attraverso lettere e visite. Theo cerca in ogni modo di aiutare Vincent, rappresenta per lui l’unico punto d’appoggio nel turbinare continuo degli eventi e delle passioni, e si fa complice della sua vicenda pittorica.
La vita di Theo è totalmente protratta verso il sostegno e il conforto per Vincent, ora con le lettere, ora con l’ospitalità, ora con le visite e i consigli. Ora con le proposte e con i numerosi tentativi di far conoscere, apprezzare e vendere i quadri di quel fratello che tanto stima come pittore. Il rapporto fra i due fratelli è stato a volte difficile, ma sempre strettissimo, anche quando fra i due c’erano lunghe distanze. Theodore decise infatti di chiamare suo figlio Vincent e, una volta morto il fratello, impazzì a sua volta e morì pochi mesi dopo.
Veniamo alla parte critica. Il film è tutto sommato ben riuscito e ve ne consigliamo la visione. Partendo da una storia tanto intensa e da un personaggio così affascinante e complesso come Vincent Van Gogh, Altman decide di mettere in scena un’accuratissima biografia.
Fra i punti a favore della pellicola c’è sicuramente la scelta del protagonista. Tim Roth, reso biondo e con un accenno di barba, fa un’ottima figura, dando vita a un Van Gogh assolutamente credibile nella sua schizofrenica intensità. Allo stesso modo vanno premiate le ricostruzioni degli interni d’epoca, davvero accurate e con l’aggiunta di un utilizzo di colori affini con i gusti del protagonista.
Fra i punti a sfavore invece non si può non citare la lunghezza del lavoro, che supera le due ore. Considerando che il lasso di tempo ricostruito dal film è di pochi anni, probabilmente si poteva stringere di più, rendendo più scorrevole la storia.