Arte e cinema:
“Artemisia, passione estrema” di Agnès Merlet
by Cristian Camanzi
by Cristian Camanzi
Nuovo appuntamento tra arte e cinema. “Artemisia, passione estrema” è un film del 1997 diretto da Agnès Merlet, basato sulla vita della pittrice italiana Artemisia Gentileschi, interpretata da una magnetica e credibile Valentina Cervi.
Lei, figlia d’arte, è sicuramente una delle personalità artistiche femminili più interessanti della storia dell’arte. Un’artista barocca che unisce a un proprio stile personale l’influenza dell’opera di Caravaggio che in alcune sue tele è lampante. La sua è una testimonianza ancora più preziosa perché esempio raro in un ambiente, quello artistico, dominato dagli uomini.
È ambientato nella Roma del 1610 e la trama è molto lineare. Artemisia è la figlia diciassettenne dell’affermato pittore Orazio Gentileschi, ha una grande passione per la pittura, ma non le è permesso dipingere nudi maschili o femminili, né seguire i corsi all’Accademia, perché è una donna. Artemisia però è sicura di ciò che desidera fare nella vita: l’artista.
Comincia a dipingere sé stessa e chi le sta intorno nella vita di tuti i giorni. Poi un giorno Artemisia fa la conoscenza del fiorentino Agostino Tassi arrivato a Roma per lavorare con il padre della giovane a una serie di affreschi religiosi. Il padre concede ad Artemisia il permesso di prendere lezioni da Agostino, lezioni sull’arte della prospettiva. Ma questo incontro avrà delle conseguenze drammatiche.
Il film è bello, benché parzialmente riuscito, apprezzabile per il tentativo da parte della regista, al suo secondo film, di fare di Artemisia un’eroina romantica in rotta con la società. L’attrice Valentina Cervi è molto brava nel far emergere l’innocenza e la passione di una giovane donna sconvolta dalla vena artistica. La protagonista è ben delineata e alla Cervi riesce l’intento di renderla come una geniale artista incompresa.
Unica pecca del film: il solo accenno alle tele dell’artista e alla sua evoluzione pittorica rispetto all’ampio respiro dedicato alla vicenda umana e amorosa.
Resta comunque un buon film sulla vita di una donna che nel ‘600 cercò di emergere come artista in un universo artistico dominato dagli uomini, combattendo con i pregiudizi che questo comportò. La produzione riesce solo in parte ad approfondire la passione e l’abilità creativa della grandissima Artemisia Gentileschi, ma non mancano gusto nella messinscena e in particolar modo nella cura della fotografia.
È forse uno dei film più sottovalutati e meno compresi della stagione nella quale uscì nei cinema e anche per questo ve ne consiglio la visione e la riscoperta.
Mi piacerebbe vederlo su raiplay… La visione di film come questo che affrontato argomenti come : arte, storia, emancipazione femminile dovrebbe essere facilmente accessibili.
Grazie