Al cinema “Loving Vincent”, il primo film interamente dipinto

by Marco Lovisco

E se i dipinti prendessero vita? Non stiamo parlando di Harry Potter e dei ritratti “parlanti” di Hogwarts, ma di un nuovo modo di fare cinema. Ci hanno pensato la pittrice polacca Dorota Kobiela e il regista inglese Hugh Welchman, autori di “Loving Vincent”, il primo lungometraggio della storia interamente dipinto, nelle sale italiane il 16, 17 e 18 ottobre 2017.

 

A comporre gli oltre 65.000 fotogrammi del film, che racconta gli ultimi giorni di vita di Vincent van Gogh, ci sono oltre mille dipinti, realizzati da centoventicinque artisti da ogni parte del mondo.

 

Il film è stato realizzato sfruttando la tecnica del “rotoscope”, in cui il disegnatore (in questo caso il pittore) rielabora le scene a partire da immagini girate in pellicola. Questo rende i movimenti dei personaggi più realistici, con un effetto a metà strada tra un film tradizionale e un film di animazione.

 

Per realizzare “Loving Vincent” sono stati necessari più di cinque anni di lavoro e un budget di oltre 5,5 milioni di dollari, parte dei quali sono stati ricavati grazie ad una campagna su Kickstarter.

 

Il risultato? Poter vedere opere come Caffè di notte, Campo di grano con volo di corvi o Notte stellata prendere vita, superando per una volta l’immobilismo della tela e rispondendo così ad una domanda che tante volte ci siamo posti di fronte a un quadro: “Cosa accadrebbe se i personaggi potessero muoversi?”.

 

Non abbiamo ancora visto il film ma l’idea alla base di “Loving Vincent” ci piace, per almeno due motivi. Il primo è che permette di far conoscere uno dei più grandi artisti di sempre insieme alle sue opere in un modo coinvolgente e stimolante che permette di raggiungere un pubblico che va ben al di là della cerchia degli appassionati di arte. Il secondo è che permette di unire un innovativo uso della tecnica cinematografica al lavoro “artigianale” degli artisti, creando un meraviglioso mix tra passato e futuro.

La trama

 

Il film comincia con una domanda: “E se van Gogh non si fosse suicidato?”. Tutti sappiamo che l’artista olandese si tolse la vita sparandosi un colpo di pistola, ma c’è chi dice che non fu lui a premere il grilletto ma la tragedia fu causata da un atto accidentale.

 

Il protagonista del film è il giovane Armand Roulin, figlio del postino Roulin, unico amico di Vincent van Gogh. Armand, non convinto del fatto che l’artista si sia suicidato, comincia a investigare, ripercorrendo le ultime settimane di vita di Vincent. Questo percorso lo porterà a interrogare le persone più vicine all’artista, scoprendone pian piano la complessa personalità.

 

Van Gogh al cinema  

 

Non è la prima volta che la storia di Vincent van Gogh è stata portata al cinema. È del 1954 infatti il film “Lust for life”, in cui Kirk Douglas veste i panni dell’artista olandese, vincendo anche un Oscar come migliore attore protagonista. Nel 1990 è il regista Robert Altman a raccontare la storia di van Gogh, scegliendo Tim Roth come protagonista. Il film, dal titolo “Vincent & Theo” ripercorre lo stretto legame che legava l’artista al fratello Theo. Un anno dopo (1991) è invece il regista Maurice Pialat a raccontare la vita del pittore olandese nel film “Van Gogh”.

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